“Breve trattato sulla decrescita serena

Decrescita Felice: consumare di più non significa vivere meglio

Una mattina una signora chiede al marito di scendere al mercato a comprarle delle lumache e gli raccomanda di tornare prima possibile perché deve prepararle per il pranzo.

Il marito si reca al mercato, compra le lumache, ma poi decide di fare un salto al bar, giusto per salutare gli amici e bere un bicchierino con loro.

A forza di saluti e di bicchieri, l’uomo si accorge che è già mezzogiorno, allora esce di corsa dal bar e per tutto il tragitto pensa ad una scusa plausibile da rifilare alla moglie, per giustificare il suo ritardo.

Arrivato sulla porta di casa, suona il campanello e poi rovescia le lumache davanti all’uscio.

Quando la moglie apre la porta l’uomo, rivolgendosi alle lumache, le apostrofa con decisione: “Forza ragazze! Ancora un piccolo sforzo e siamo arrivati!”

La lumaca – ci spiega Ivan Illich – costruisce la delicata architettura del suo guscio aggiungendo una dopo l’altra delle spire sempre più larghe, poi smette bruscamente e comincia a creare delle circonvoluzioni stavolta decrescenti. Una sola spira più larga darebbe al guscio una dimensione sedici volte più grande. Invece di contribuire al benessere dell’animale, lo graverebbe di un peso eccessivo. A quel punto, qualsiasi aumento della sua produttività servirebbe unicamente a rimediare alle difficoltà create da una dimensione del guscio superiore ai limiti fissati dalla sua finalità. Superato il punto limite dell’ingrandimento delle spire, i problemi della crescita eccessiva si moltiplicano in progressione geometrica, mentre la capacità biologica della lumaca può seguire soltanto, nel migliore dei casi, una progressione aritmetica”.

Nel 2020 il Pil pro-capite nel mondo sarà di 15.000 dollari, contro gli attuali 8.000. L’Occidente avrà ridotto del 15% il proprio potere d’acquisto. Il Primo Mondo conserverà il primato nella produzione di idee. I Paesi emergenti produrranno soprattutto beni materiali. Il Terzo Mondo fornirà materie prime e manodopera a basso costo. Accanto ai Bric (Brasile, Russia, India, Cina), saranno emersi i Civets (Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia, Sud Africa). Contro i Paesi emergenti si può vincere solo attraverso prodotti ad alta intensità creativa e innovativa. Ma in questi anni sta emergendo un filone di pensiero, chiaramente ispirato alla decrescita teorizzata da Nicholas Georgescu-Roegen, fondatore della bioeconomia, e di cui Latouche è uno dei principali ispiratori, secondo il quale per i Paesi industriali avanzati (e quindi anche per il nostro) la sfida consiste nel decrescere economicamente, migliorando la serenità e la qualità della vita. Nel lungo periodo non avremmo alternative credibili.

“Oggi la crescita è un affare redditizio solo a patto di farne sopportare il peso e il prezzo alla natura, alle generazioni future, alla salute dei consumatori, alle condizioni di lavoro degli operai e, soprattutto, ai paesi del Sud”. Allora, secondo questo filone di pensiero, tanto vale limitare i danni, divenire consapevoli che la lotta per la competitività finale è già persa e organizzarsi per vivere con serenità il tempo che ci rimane, organizzando la nostra decrescita.

Sicuramente in questi anni i miti di crescita indefinita e la cosiddetta “teologia del Pil” ci hanno condotto nei vicoli ciechi della crisi globale che stiamo vivendo, ma da qui a teorizzare di abbandonare il campo della lotta per la competitività del nostro Paese, il passo mi sembra troppo lungo e, soprattutto, troppo pericoloso per le nostre prossime generazioni.

Lascia un commento